New
Art
City
Virtual Art Space

Catalog view is the alternative 2D representation of our 3D virtual art space. This page is friendly to assistive technologies and does not include decorative elements used in the 3D gallery.

Space Title

New Dark Age

Within the World Titled New Dark Age
Credited to M. Armani - E. Fontana - F. Vulpiani
Opening date June 20th, 2022
View 3D Gallery
Main image for New Dark Age

Statement:

Il mondo è stato concepito e strutturato da Michele Armani, Elena Fontana e Francesca Vulpiani, basandosi su una ricerca accedemica sviluppata sul tema.

I modelli 3D che compongono l'ambiente sono stati costruiti da Michele Armani.

Le opere esposte all'interno sono di Elena Fontana e Francesca Vulpiani.

3D Environment Description:

“Dato che gli strumenti determinano ciò che è possibile fare, essi determinano anche, in una certa misura, ciò che può essere pensato”. Questa frase incarna tutto ciò che caratterizza il nostro tempo, un’epoca oscura, nella quale non tutto ci è comprensibile, ma è proprio questa la sfida che ci pone il presente.

La rete non è impalpabile, ma pesante, ingombrante, tutto ciò che la compone determina le nostre vite, per cui comprendere l’infrastruttura ci porta a capire anche noi stessi, i nostri corpi in relazione ad essa.

Dobbiamo cercare di essere consapevoli di ciò che ci sta attorno, essere osservatori del presente per comprenderne in piccola parte le dinamiche ed essere promotori di un cambiamento o anche soltanto di una riflessione.

Oggi, il prezzo da pagare per una mancata presa di coscienza collettiva di questa problematica e già altissimo, ma un’ulteriore accettazione passiva della situazione ci potrebbe portare ad uno stadio successivo, non solo ancora più pericoloso, ma quasi certamente anche irreversibile.

Artworks in this space:

Artwork title

Hot Lines (1)

Artist name Elena Fontana
Artwork Description:

L’uomo non riesce a fare a meno della tecnica, a tal punto che sta modificando del tutto l’ambiente nel quale vive, il suo corpo, la natura, fino ad arrivare a modificare profondamente se stesso, perché sempre più distaccato e contrapposto ai luoghi nei quali abita.

Ci stiamo sempre più fondendo con le tecnologie, ma ciò non potrebbe avvenire se non possiamo già immersi un un paesaggio artificiale, un paesaggio in cui le cose e le loro rappresentazioni si confondono, un paesaggio a tal punto pervasivo da potersi inserire nella nostra mente. Dobbiamo accettare che non siamo più degli “Io” separati dal mondo. La nostra soggettività è qualcosa di labile, modificabile e temporanea a tal punto da identificarci solo per brevi istanti.

Grazie alle nuove porte che si sono aperte verso la virtualità possiamo essere chiunque, in un momento sono umana, nell’altro sono auto, volpe o alieno. Siamo sempre al confine tra stabilità e instabilità.

La società mediatizzata e informatizzata continua a cercare di separare mente e corpo e coltiva l’illusione di connettere tutto il significare del mondo sotto un unico vessillo, ma la realtà è che il paesaggio che si conforma di fronte a noi è sempre meno comprensibile e ciò ci rende impossibile tornare in una “normalità sociale”, facendoci cadere in uno stato che la medicina ufficiale chiamerebbe “malattia mentale”.

Bisogna protestare contro una civiltà che esalta il sistema nervoso e deprime la dimensione globale della fisicità, contro la mega-macchina che riduce gli uomini a pure appendici di se stessa. 

Se la pelle dell’uomo non è più il suo confine con il mondo, perché ormai viviamo “col cervello fuori dal cranio e i nervi fuori dalla pelle”, il mondo può ben rovesciarsi dentro di noi, e la nuova carne può estroflettersi nella pelle del mondo.

La tecnologia, in questo caso particolare, i cavi che connettono il nostro nuovo paesaggio, non sono qualcosa da combattere, adorare o dominare, i cavi siamo noi, un processo della nostra incarnazione.

Su questo vuole riflettere la serie Hot Lines, delle statue “erotiche” che sempre di più ci rappresentano. Esseri liquidi, senza forme definite, ma sempre connesse.

Artwork title

Hot Lines (2)

Artist name Elena Fontana
Artwork Description:

L’uomo non riesce a fare a meno della tecnica, a tal punto che sta modificando del tutto l’ambiente nel quale vive, il suo corpo, la natura, fino ad arrivare a modificare profondamente se stesso, perché sempre più distaccato e contrapposto ai luoghi nei quali abita.

Ci stiamo sempre più fondendo con le tecnologie, ma ciò non potrebbe avvenire se non possiamo già immersi un un paesaggio artificiale, un paesaggio in cui le cose e le loro rappresentazioni si confondono, un paesaggio a tal punto pervasivo da potersi inserire nella nostra mente. Dobbiamo accettare che non siamo più degli “Io” separati dal mondo. La nostra soggettività è qualcosa di labile, modificabile e temporanea a tal punto da identificarci solo per brevi istanti.

Grazie alle nuove porte che si sono aperte verso la virtualità possiamo essere chiunque, in un momento sono umana, nell’altro sono auto, volpe o alieno. Siamo sempre al confine tra stabilità e instabilità.

La società mediatizzata e informatizzata continua a cercare di separare mente e corpo e coltiva l’illusione di connettere tutto il significare del mondo sotto un unico vessillo, ma la realtà è che il paesaggio che si conforma di fronte a noi è sempre meno comprensibile e ciò ci rende impossibile tornare in una “normalità sociale”, facendoci cadere in uno stato che la medicina ufficiale chiamerebbe “malattia mentale”.

Bisogna protestare contro una civiltà che esalta il sistema nervoso e deprime la dimensione globale della fisicità, contro la mega-macchina che riduce gli uomini a pure appendici di se stessa. 

Se la pelle dell’uomo non è più il suo confine con il mondo, perché ormai viviamo “col cervello fuori dal cranio e i nervi fuori dalla pelle”, il mondo può ben rovesciarsi dentro di noi, e la nuova carne può estroflettersi nella pelle del mondo.

La tecnologia, in questo caso particolare, i cavi che connettono il nostro nuovo paesaggio, non sono qualcosa da combattere, adorare o dominare, i cavi siamo noi, un processo della nostra incarnazione.

Su questo vuole riflettere la serie Hot Lines, delle statue “erotiche” che sempre di più ci rappresentano. Esseri liquidi, senza forme definite, ma sempre connesse.

Artwork title

Do you hate me?

Artist name Elena Fontana
Artwork Description:

L’artista oggi ha sua disposizione apparati tecnologici con potenzialità produttive e comunicative senza precedenti, ma che hanno dimostrato il paradossale limite di creare impreviste difficoltà relazionali.

L’assenza di equilibrio tra sviluppo tecnologico e progresso culturale, ha infatti portato ad una supremazia del primo sul secondo, con forti ricadute sul piano sociale.

Questa tendenza diventa sempre più evidente ad ogni balzo tecnologico in avanti e il gap cresce inesorabilmente senza che ci sia nemmeno una coscienza collettiva del problema.

Quindi l’artista oggi, non deve solo limitarsi a partecipare attivamente al progresso culturale della società, ma deve impegnarsi a far comprendere la natura del problema e  denunciare questo pericoloso squilibrio.

Comunicare l’incomunicabilità, ossia il progressivo impoverimento delle relazioni tra le persone a causa di alcune caratteristiche delle nuove tecnologie, è quindi il primo passo che deve compiere l’artista per dare il suo contributo alla società.

Questo trittico nasce proprio per questo, è una sorta di ribellione alla comunicazione non umana generata da un algoritmo. Mette di fronte ad un BOT una personalità insensata, ripetitiva, ossessiva, "robotica", che impedisce all’algoritmo di identificare le necessarie connessioni per dare risposte sensate.

Come è scritto nell’introduzione di “L’arte fuori di sé” di Paolo Rosa, l’arte deve svolgere la funzione di anticorpo, deve agire come veicolo di attenzione e di stimolo virtuoso. 

L'opera, nella caotica relazione con il BOT, mette a nudo l’inconsistenza delle risposte del algoritmo e vuole far riflettere sulla passiva accettazione di questa modalità di comunicazione sempre più diffusa ed in fortissima ascesa.

Artwork title

Do you love me?

Artist name Elena Fontana
Artwork Description:

L’artista oggi ha sua disposizione apparati tecnologici con potenzialità produttive e comunicative senza precedenti, ma che hanno dimostrato il paradossale limite di creare impreviste difficoltà relazionali.

L’assenza di equilibrio tra sviluppo tecnologico e progresso culturale, ha infatti portato ad una supremazia del primo sul secondo, con forti ricadute sul piano sociale.

Questa tendenza diventa sempre più evidente ad ogni balzo tecnologico in avanti e il gap cresce inesorabilmente senza che ci sia nemmeno una coscienza collettiva del problema.

Quindi l’artista oggi, non deve solo limitarsi a partecipare attivamente al progresso culturale della società, ma deve impegnarsi a far comprendere la natura del problema e  denunciare questo pericoloso squilibrio.

Comunicare l’incomunicabilità, ossia il progressivo impoverimento delle relazioni tra le persone a causa di alcune caratteristiche delle nuove tecnologie, è quindi il primo passo che deve compiere l’artista per dare il suo contributo alla società.

Questo trittico nasce proprio per questo, è una sorta di ribellione alla comunicazione non umana generata da un algoritmo. Mette di fronte ad un BOT una personalità insensata, ripetitiva, ossessiva, "robotica", che impedisce all’algoritmo di identificare le necessarie connessioni per dare risposte sensate.

Come è scritto nell’introduzione di “L’arte fuori di sé” di Paolo Rosa, l’arte deve svolgere la funzione di anticorpo, deve agire come veicolo di attenzione e di stimolo virtuoso. 

L'opera, nella caotica relazione con il BOT, mette a nudo l’inconsistenza delle risposte del algoritmo e vuole far riflettere sulla passiva accettazione di questa modalità di comunicazione sempre più diffusa ed in fortissima ascesa.

Artwork title

Who am I?

Artist name Elena Fontana
Artwork Description:

L’artista oggi ha sua disposizione apparati tecnologici con potenzialità produttive e comunicative senza precedenti, ma che hanno dimostrato il paradossale limite di creare impreviste difficoltà relazionali.

L’assenza di equilibrio tra sviluppo tecnologico e progresso culturale, ha infatti portato ad una supremazia del primo sul secondo, con forti ricadute sul piano sociale.

Questa tendenza diventa sempre più evidente ad ogni balzo tecnologico in avanti e il gap cresce inesorabilmente senza che ci sia nemmeno una coscienza collettiva del problema.

Quindi l’artista oggi, non deve solo limitarsi a partecipare attivamente al progresso culturale della società, ma deve impegnarsi a far comprendere la natura del problema e  denunciare questo pericoloso squilibrio.

Comunicare l’incomunicabilità, ossia il progressivo impoverimento delle relazioni tra le persone a causa di alcune caratteristiche delle nuove tecnologie, è quindi il primo passo che deve compiere l’artista per dare il suo contributo alla società.

Questo trittico nasce proprio per questo, è una sorta di ribellione alla comunicazione non umana generata da un algoritmo. Mette di fronte ad un BOT una personalità insensata, ripetitiva, ossessiva, "robotica", che impedisce all’algoritmo di identificare le necessarie connessioni per dare risposte sensate.

Come è scritto nell’introduzione di “L’arte fuori di sé” di Paolo Rosa, l’arte deve svolgere la funzione di anticorpo, deve agire come veicolo di attenzione e di stimolo virtuoso. 

L'opera, nella caotica relazione con il BOT, mette a nudo l’inconsistenza delle risposte del algoritmo e vuole far riflettere sulla passiva accettazione di questa modalità di comunicazione sempre più diffusa ed in fortissima ascesa.

Artwork title

Lost in Translation

Artist name Elena Fontana
Artwork Description:

1. A large doll in a dark, damp corridor
2. At the end of a dark corridor a female figure stands out against the light with raised arms
3. A gallery is illuminated by the external light that detects shapes between the walls
4. A dark hallway in the basement
5. Walking in the dark with only the reflection of the moon
6. A happy person, in an empty corridor, walking towards the light

Lost in Translation
Artwork title

Lost in Translation

Artist name Elena Fontana
Artwork Description:

1. Dry leaves that have fallen into some mud that has not yet dried
2. Autumn colors
3. Dry leaves and branch ends reside on muddy, damp soil
4. Autumn leaves of various colors on wet ground
5. A few autumnal leaves with an elongated shape lie in a compact ground of brown earth
6. A dried-out grass leaves on the field in the autumn seasons

Lost in Translation
Artwork title

Lost in Translation

Artist name Elena Fontana
Artwork Description:

1. The interaction between light and shadow shows the profile of a feline
2. A very close up in black and white of a profile of a European breed cat
3. Cat in shade relaxing looking at the outside light
4. A cat hit by a beam of light
5. A cute cat in a dark room 
6. Close-up of a very peaceful cat

Lost in Translation
Artwork title

Lost in Translation

Artist name Elena Fontana
Artwork Description:

1. Ripe pears resting on soft cloth
2. Two pears are partially wrapped in a turquoise colored cloth
3. Pears that taste of sweetness
4. Two ripe yellow-brown pears are placed on each other and surrounded by a blue bath mat
5. A banana on paper sponge harvesting site
6. Two ripe pears nestled in a blue cloth

Lost in Translation
Artwork title

Lost in Translation

Artist name Elena Fontana
Artwork Description:

1. A stone wall with an indication towards the appeal court, where a man is heading
2. A dark thought that becomes light
3. A large shadow on the first floor side street left
4. A sad man in the shade of a brick wall
5. A stone wall with an indication towards the appeal court, where a man is heading
6. A man is in front of a wall in light and shadow with an indication for the court of appeal posted

Lost in Translation
Artwork title

Lost in Translation - Original

Artist name Elena Fontana
Artwork Description:

Questo progetto si sviluppa attraverso tre passaggi fondamentali: il primo è quello di far analizzare una fotografia artistica (scattata dalla sottoscritta), a cinque diversi soggetti (con capacità analitiche e descrittive diverse) e una IA; dopo aver ottenuto le singole descrizioni, queste sono state processate da una IA chiamata DALL-E mini, che partendo dalle descrizioni testuali ha creato una serie di nove immagini; infine, una volta visualizzate le immagini una terza IA ha decretato la somiglianza maggiore che vi era tra l’originale e le immagini create. Quella con il punteggio più basso, quindi più somigliante, è stata scelta per essere messa nel collage di immagini.

«Lost in Traslation», attraverso questi passaggi, si deresponsabilizza di qualsiasi processo artistico individuale, mettendo in luce quanto, nella nostra società, la computazione sia una sorta di hacking cognitivo che scarica sulla macchina sia il processo decisionale che la responsabilità. 

Man mano che la vita accelera, ecco arrivare la macchina a occuparsi di sempre maggiori incarichi cognitivi rafforzando così la sua autorità, a prescindere dalla conseguenze.

La computazione rimpiazza il pensiero cosciente. Pensiamo sempre più come una macchina, oppure non pensiamo affatto.

Lost in Translation - Original
Artwork title

Lost in Translation - Original

Artist name Elena Fontana
Artwork Description:

Questo progetto si sviluppa attraverso tre passaggi fondamentali: il primo è quello di far analizzare una fotografia artistica (scattata dalla sottoscritta), a cinque diversi soggetti (con capacità analitiche e descrittive diverse) e una IA; dopo aver ottenuto le singole descrizioni, queste sono state processate da una IA chiamata DALL-E mini, che partendo dalle descrizioni testuali ha creato una serie di nove immagini; infine, una volta visualizzate le immagini una terza IA ha decretato la somiglianza maggiore che vi era tra l’originale e le immagini create. Quella con il punteggio più basso, quindi più somigliante, è stata scelta per essere messa nel collage di immagini.

«Lost in Traslation», attraverso questi passaggi, si deresponsabilizza di qualsiasi processo artistico individuale, mettendo in luce quanto, nella nostra società, la computazione sia una sorta di hacking cognitivo che scarica sulla macchina sia il processo decisionale che la responsabilità. 

Man mano che la vita accelera, ecco arrivare la macchina a occuparsi di sempre maggiori incarichi cognitivi rafforzando così la sua autorità, a prescindere dalla conseguenze.

La computazione rimpiazza il pensiero cosciente. Pensiamo sempre più come una macchina, oppure non pensiamo affatto.

Lost in Translation - Original
Artwork title

Lost in Translation - Original

Artist name Elena Fontana
Artwork Description:

Questo progetto si sviluppa attraverso tre passaggi fondamentali: il primo è quello di far analizzare una fotografia artistica (scattata dalla sottoscritta), a cinque diversi soggetti (con capacità analitiche e descrittive diverse) e una IA; dopo aver ottenuto le singole descrizioni, queste sono state processate da una IA chiamata DALL-E mini, che partendo dalle descrizioni testuali ha creato una serie di nove immagini; infine, una volta visualizzate le immagini una terza IA ha decretato la somiglianza maggiore che vi era tra l’originale e le immagini create. Quella con il punteggio più basso, quindi più somigliante, è stata scelta per essere messa nel collage di immagini.

«Lost in Traslation», attraverso questi passaggi, si deresponsabilizza di qualsiasi processo artistico individuale, mettendo in luce quanto, nella nostra società, la computazione sia una sorta di hacking cognitivo che scarica sulla macchina sia il processo decisionale che la responsabilità. 

Man mano che la vita accelera, ecco arrivare la macchina a occuparsi di sempre maggiori incarichi cognitivi rafforzando così la sua autorità, a prescindere dalla conseguenze.

La computazione rimpiazza il pensiero cosciente. Pensiamo sempre più come una macchina, oppure non pensiamo affatto.

Lost in Translation - Original
Artwork title

Lost in Translation - Original

Artist name Elena Fontana
Artwork Description:

Questo progetto si sviluppa attraverso tre passaggi fondamentali: il primo è quello di far analizzare una fotografia artistica (scattata dalla sottoscritta), a cinque diversi soggetti (con capacità analitiche e descrittive diverse) e una IA; dopo aver ottenuto le singole descrizioni, queste sono state processate da una IA chiamata DALL-E mini, che partendo dalle descrizioni testuali ha creato una serie di nove immagini; infine, una volta visualizzate le immagini una terza IA ha decretato la somiglianza maggiore che vi era tra l’originale e le immagini create. Quella con il punteggio più basso, quindi più somigliante, è stata scelta per essere messa nel collage di immagini.

«Lost in Traslation», attraverso questi passaggi, si deresponsabilizza di qualsiasi processo artistico individuale, mettendo in luce quanto, nella nostra società, la computazione sia una sorta di hacking cognitivo che scarica sulla macchina sia il processo decisionale che la responsabilità. 

Man mano che la vita accelera, ecco arrivare la macchina a occuparsi di sempre maggiori incarichi cognitivi rafforzando così la sua autorità, a prescindere dalla conseguenze.

La computazione rimpiazza il pensiero cosciente. Pensiamo sempre più come una macchina, oppure non pensiamo affatto.

Lost in Translation - Original
Artwork title

Lost in Translation - Original

Artist name Elena Fontana
Artwork Description:

Questo progetto si sviluppa attraverso tre passaggi fondamentali: il primo è quello di far analizzare una fotografia artistica (scattata dalla sottoscritta), a cinque diversi soggetti (con capacità analitiche e descrittive diverse) e una IA; dopo aver ottenuto le singole descrizioni, queste sono state processate da una IA chiamata DALL-E mini, che partendo dalle descrizioni testuali ha creato una serie di nove immagini; infine, una volta visualizzate le immagini una terza IA ha decretato la somiglianza maggiore che vi era tra l’originale e le immagini create. Quella con il punteggio più basso, quindi più somigliante, è stata scelta per essere messa nel collage di immagini.

«Lost in Traslation», attraverso questi passaggi, si deresponsabilizza di qualsiasi processo artistico individuale, mettendo in luce quanto, nella nostra società, la computazione sia una sorta di hacking cognitivo che scarica sulla macchina sia il processo decisionale che la responsabilità. 

Man mano che la vita accelera, ecco arrivare la macchina a occuparsi di sempre maggiori incarichi cognitivi rafforzando così la sua autorità, a prescindere dalla conseguenze.

La computazione rimpiazza il pensiero cosciente. Pensiamo sempre più come una macchina, oppure non pensiamo affatto.

Lost in Translation - Original
Artwork title

Hot Lines (3)

Artist name Elena Fontana
Artwork Description:

L’uomo non riesce a fare a meno della tecnica, a tal punto che sta modificando del tutto l’ambiente nel quale vive, il suo corpo, la natura, fino ad arrivare a modificare profondamente se stesso, perché sempre più distaccato e contrapposto ai luoghi nei quali abita.

Ci stiamo sempre più fondendo con le tecnologie, ma ciò non potrebbe avvenire se non possiamo già immersi un un paesaggio artificiale, un paesaggio in cui le cose e le loro rappresentazioni si confondono, un paesaggio a tal punto pervasivo da potersi inserire nella nostra mente. Dobbiamo accettare che non siamo più degli “Io” separati dal mondo. La nostra soggettività è qualcosa di labile, modificabile e temporanea a tal punto da identificarci solo per brevi istanti.

Grazie alle nuove porte che si sono aperte verso la virtualità possiamo essere chiunque, in un momento sono umana, nell’altro sono auto, volpe o alieno. Siamo sempre al confine tra stabilità e instabilità.

La società mediatizzata e informatizzata continua a cercare di separare mente e corpo e coltiva l’illusione di connettere tutto il significare del mondo sotto un unico vessillo, ma la realtà è che il paesaggio che si conforma di fronte a noi è sempre meno comprensibile e ciò ci rende impossibile tornare in una “normalità sociale”, facendoci cadere in uno stato che la medicina ufficiale chiamerebbe “malattia mentale”.

Bisogna protestare contro una civiltà che esalta il sistema nervoso e deprime la dimensione globale della fisicità, contro la mega-macchina che riduce gli uomini a pure appendici di se stessa. 

Se la pelle dell’uomo non è più il suo confine con il mondo, perché ormai viviamo “col cervello fuori dal cranio e i nervi fuori dalla pelle”, il mondo può ben rovesciarsi dentro di noi, e la nuova carne può estroflettersi nella pelle del mondo.

La tecnologia, in questo caso particolare, i cavi che connettono il nostro nuovo paesaggio, non sono qualcosa da combattere, adorare o dominare, i cavi siamo noi, un processo della nostra incarnazione.

Su questo vuole riflettere la serie Hot Lines, delle statue “erotiche” che sempre di più ci rappresentano. Esseri liquidi, senza forme definite, ma sempre connesse.

Artwork title

Il filo del discorso.

Artist name Francesca Vulpiani
Artwork Description:

L'opera rende visibile la distanza geografica percorsa da un segnale nella durata di un minuto di videochiamata, rendendo palese l'inesistenza di un luogo condiviso, abitato dalle tre persone collegate. Il segnale é sempre dinamico e volatile, come la rete stessa.

Artwork title

Perla I

Artist name Francesca Vulpiani
Artwork Description:

La perla contiene il suono che veniva emesso dai modem del passato nel tentativo di connettersi alla rete.
L'impulso sonoro é stato diviso in tre sfere, diventando via via più astratto. 

Artwork title

Perla II

Artist name Francesca Vulpiani
Artwork Description:

La perla contiene il suono che veniva emesso dai modem del passato nel tentativo di connettersi alla rete.
L'impulso sonoro é stato diviso in tre sfere, diventando via via più astratto.

Artwork title

Perla III

Artist name Francesca Vulpiani
Artwork Description:

La perla contiene il suono che veniva emesso dai modem del passato nel tentativo di connettersi alla rete.
L'impulso sonoro é stato diviso in tre sfere, diventando via via più astratto.