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«L’immagine visiva è allo stesso tempo straordinariamente nitida […] e splendidamente vaga», ha scritto Antonia S. Byatt. Le immagini sono dappertutto nelle nostre vite e ci danno a volte l’impressione di parlare da sole. Anzi, di tiranneggiare il discorso comune. In realtà, anche in questo regime estetico, le parole conservano un valore fondamentale: delineano una cornice, suggeriscono un’interpretazione, guidano il nostro sguardo. Ci permettono, cioè, di vedere davvero l’immagine. E questo è ancora più evidente quando davanti agli occhi abbiamo un’opera d’arte. Le parole possono descrivere, spiegare, ma anche raccontare, coinvolgere la visione all’interno di un racconto, farne un momento di rivelazione o di semplice speculazione. Così alcune pagine della letteratura hanno raccontato tele, sculture o performance, talvolta notissime, talvolta invece ignorate dai più: e raccontandole le hanno rese visibili, guidando lo sguardo del lettore su alcuni particolari, facendogli vedere qualcosa che era sotto i suoi occhi. Naturalmente, così facendo hanno iniziato un’altra storia: una storia letteraria dell’arte.
Say hi to Camillo!
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