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Space Title

Transmissions 2023

Within the World Titled Transmissions 2023
Credited to Roma Tre
Opening date January 6th, 2023
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Main image for Transmissions 2023

Artworks in this space:

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RDF

RDF
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Lezioni Americani - (L'importanza della leggerezza)

Artist name Italo Calvino
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Lezioni Americane

Artist name Italo Calvino
Lezioni Americane
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Woman Tower

Artist name Unknown
Woman Tower
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Stanza 3

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Woman Tower altro verso

Artist name Unknown
Woman Tower altro verso
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stanza 2

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Stanza 1

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Macchina Inutile

Artist name Bruno Munari
Macchina Inutile
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Visualization - Spaces

Visualization - Spaces
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Visualization disease

Visualization disease
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Dataset - Space

Dataset - Space
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Data set - Geography / Locations

Data set - Geography / Locations
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Room Ontologie

Room Ontologie
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Dataset - sample of work

Dataset - sample of work
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The Borgia Apartment in the Vatican City

Artist name Flavia
Artwork Description:

Inside the Vatican-shaped building, there is a room that signifies the Borgia apartment. Keep going, and you will see that inside the room, there is a collage made by Flavia. Click on the collage, and you will be directed to its Storiiies illustration.

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Antiquissima quaeque commentitita

Artwork Description:

Pellenaee senex, cui forma est histrica, Proteu,
Qui modò membra viri fers, modò membra feri.
Dic age, quae species ratio te vertit in omnes,
Nulla sit ut vario certa figura tibi?
Signa vetustatis, primaevi & praefero secli:
De quo quisque suo somniat arbitrio.

Antiquissima quaeque commentitita
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Invidia

Artwork Description:

Donna squalida e bruta;
Che di carne di vipera si pasce,
Emangia il proprio core,
Cui dolgon gliocchi lividi a tutt’hore.
Magra, pallida, e asciutta:
E dovunque ella va, presso o lontano,
Porta dardi spinosi ne la mano,
Che nel suo sangue tinge.
In questo habito strano,
E in tal forma l’invidia si dipinge.

Invidia
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Che i consigli appalesar non si debbono

Artwork Description:

L'infame Mostro; che con nobil arte
Dedale chiuse in cieco Labirintho.
In ogni impresa il buon popol di Marte
Ne le bandiere sue portò dipinto,
Per darne a divedere, ch'in chiusa parte,
E da silentio d'ogn'intorno cinto
Dev'esser di chi regge ogni consiglio.
Che inteso, apporta ogn'hor danno, e periglo.

Che i consigli appalesar non si debbono
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(E)Motional Mapping – Layering Rome

Artist name Zhenya Gavrilova | Yujia (Flavia) Jin | Victoria G. D. Landau
Artwork Description:

Combining three installations on the city of Rome, this exhibition section highlights three aspects of heritage in the Urbs Aeterna: experiencing heritage – contextualizing heritage – moving heritage

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Stanza 3

Artist name Anna
Stanza 3
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Stanza 2

Artist name Eva
Stanza 2
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A Taste of the Renaissance in 21st Century

Artist name Flavia
Artwork Description:

Click on the collage, and there is a link on the right. Click the link and see the story of the collage.

Collage in Storiiies
A Taste of the Renaissance in 21st Century
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Woman Tower altro verso

Artist name Unknown
Woman Tower altro verso
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Woman Tower altro verso

Artist name Unknown
Woman Tower altro verso
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Sun's hip

Artwork Description:

Power of The Sun

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Mapping Heritage – Zoning in on the Vatican

Artist name Victoria G. D. Landau
Artwork Description:

Arrive in the Vatican, where the Hanna Papyrus has been housed since 2007.

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Moving Heritage – Across the Globe

Artist name Victoria G. D. Landau
Artwork Description:

Follow the ownership voyage of the Hanna Papyrus, from Dishna in Upper Egypt to the Vatican.

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Inferno XXVIII - Dante e Virgilio tra i seminatori di discordie

Artist name Unknown
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Già veggia, per mezzul perdere o lulla,
com’io vidi un, così non si pertugia,
rotto dal mento infin dove si trulla.
Tra le gambe pendevan le minugia;
la corata pareva e ’l tristo sacco
che merda fa di quel che si trangugia.
Mentre che tutto in lui veder m’attacco,
guardommi, e con le man s’aperse il petto,
dicendo: «Or vedi com’io mi dilacco!
vedi come storpiato è Maometto!
Dinanzi a me sen va piangendo Alì,
fesso nel volto dal mento al ciuffetto.
E tutti li altri che tu vedi qui,
seminator di scandalo e di scisma
fuor vivi, e però son fessi così.
(Inf. XXVIII 22-36)

Un altro, che forata avea la gola
e tronco ’l naso infin sotto le ciglia,
e non avea mai ch’una orecchia sola,
ristato a riguardar per maraviglia
con li altri, innanzi a li altri aprì la canna,
ch’era di fuor d’ogni parte vermiglia,
[…]
(64-69)

[…] rimembriti di Pier da Medicina
[…] (73)

Allor puose la mano a la mascella
d’un suo compagno e la bocca li aperse,
gridando: «questi è desso, e non favella».
[…]
Oh quanto mi pareva sbigottito
con la lingua tagliata ne la strozza
Curio, ch’a dir fu così ardito!
(91-96; 100-102)

E un ch’avea l’una e l’altra man mozza,
levando i moncherin per l’aura fosca,
sì che ’l sangue facea la faccia sozza,
gridò: “Ricordera’ ti anche del Mosca,
che disse, lasso!, ‘Capo ha cosa fatta’,
che fu mal seme per la gente tosca".
E io li aggiunsi: “E morte di tua schiatta”;
per ch’elli, accumulando duol con duolo,
sen gio come persona trista e matta.
(103-111)

Io vidi certo, e ancor par ch’io ’l veggia,
un busto sanza capo andar sì come 
andavan li altri de la trista greggia;
e ’l capo tronco tenea per le chiome,
pesol con mano a guisa di lanterna;
e quel mirava noi e dicea: «Oh me!»
Di sé facea sé stesso lucerna,
ed eran due in uno e uno in due:
com’esser può, quei sa che qui governa.
(118-126)

E perché tu di me novella porti, 
sappi ch’i’ son Bertram dal Bornio, quelli
che diedi al re giovane i ma’ conforti.
[…]
Perch’io parti’ così giunte persone,
partito porto il mio cerebro, lasso!,
dal suo principio ch’è in questo troncone.
Così s’osserva in me lo contrappasso.
(133-135; 139-142)

Inferno XXVIII - Dante e Virgilio tra i seminatori di discordie
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Inferno XXXI - Dante e Virgilio nel pozzo dei giganti

Artist name Unknown
Artwork Description:

[…]
però che come su la cerchia tonda
Montereggion di torri si corona,
così la proda che ’l pozzo circonda
torreggiavan di mezza la persona 
li orribili giganti, cui minaccia
Giove del cielo ancora quando tuona.
E io scorgeva già d’alcun la faccia,
le spalle e ’l petto e del ventre gran parte,
e per le coste giù ambo le braccia.
Natura certo, quando lasciò l’arte
di sì fatti animali, assai fé bene
per tòrre tali essecutori a Marte.
E s’ella d’elefanti e di balene
non si pente, chi guarda sottilmente,
più giusta e più discreta ne la tene;
ché dove l’argomento de la mente
s’aggiunge al mal volere e a la possa,
nessun riparo vi può far la gente.
La faccia sua mi parea lunga e grossa
come la pina di San Pietro a Roma,
e a sua proporzione eran l’altre ossa;
    sì che la ripa, ch’era perizoma
dal mezzo in giù, ne mostrava ben tanto
di sovra, che di giugnere a la chioma
tre Frison s’averien dato mal vanto;
però ch’i’ ne vedea trenta gran palmi
dal loco in giù dov’omo affibbia ’l manto.
“Raphèl maì amècche zabì almi”,
cominciò a gridar la fiera bocca,
cui non si convenia più dolci salmi.
E ’l duca mio ver’ lui: “Anima sciocca,
tienti col corno, e con quel ti disfoga
quand’ira o altra passïon ti tocca!
Cércati al collo, e troverai la soga
che ’l tien legato, o anima confusa,
e vedi lui che ’l gran petto ti doga”.
Poi disse a me: “Elli stessi s’accusa;
questi è Nembrotto per lo cui mal coto
pur un linguaggio nel mondo non s’usa.
Lasciànlo stare e non parliamo a vòto;
ché così è a lui ciascun linguaggio
come ’l suo ad altrui, ch’a nullo è noto”.
Facemmo adunque più lungo vïaggio,
vòlti a sinistra; e al trar d’un balestro
trovammo l’altro assai più fero e maggio.
A cigner lui qual che fosse ’l maestro,
non so io dir, ma el tenea soccinto
dinanzi l’altro e dietro il braccio destro
d’una catena che ’l tenea avvinto
dal collo in giù, sì che ’n su lo scoperto
si ravvolgëa infino al giro quinto.
"Questo superbo volle esser esperto
di sua potenza contra ’l sommo Giove",
disse ’l mio duca, "ond’elli ha cotal merto.
Fïalte ha nome, e fece le gran prove
quando i giganti fer paura a’ dèi;
le braccia ch’el menò, già mai non move”.
E io a lui: “S’esser puote, io vorrei
che de lo smisurato Brïareo
esperïenza avesser li occhi mei”.
Ond’ei rispuose: “Tu vedrai Anteo
presso di qui che parla ed è disciolto,
che ne porrà nel fondo d’ogne reo.
Quel che tu vuo’ veder, più là è molto
ed è legato e fatto come questo,
salvo che più feroce par nel volto”.
Non fu tremoto già tanto rubesto,
che scotesse una torre così forte,
come Fïalte a scuotersi fu presto.
Allor temett’io più che mai la morte,
e non v’era mestier più che la dotta,
s’io non avessi viste le ritorte.
Noi procedemmo più avante allotta,
e venimmo ad Anteo, che ben cinque alle,
sanza la testa, uscia fuor de la grotta.
"O tu che ne la fortunata valle
che fece Scipïon di gloria reda,
quand’Anibàl co’ suoi diede le spalle,
recasti già mille leon per preda,
e che, se fossi stato a l’alta guerra
de’ tuoi fratelli, ancor par che si creda
ch’avrebber vinto i figli de la terra:
mettine giù, e non ten vegna schifo,
dove Cocito la freddura serra.
Non ci fare ire a Tizio né a Tifo:
questi può dar di quel che qui si brama;
però ti china e non torcer lo grifo.
Ancor ti può nel mondo render fama,
ch’el vive, e lunga vita ancor aspetta
se ’nnanzi tempo grazia a sé nol chiama.
Così disse ’l maestro; e quelli in fretta
le man distese, e prese ’l duca mio,
ond’Ercule sentì già grande stretta.
Virgilio, quando prender si sentio,
disse a me: "Fatti qua, sì ch’io ti prenda";
poi fece sì ch’un fascio era elli e io.
Qual pare a riguardar la Carisenda
sotto 'l chinato, quando un nuvol vada
sovr'essa sì, ched ella incontro penda:
tal parve Antëo a me che stava a bada
di vederlo chinare, e fu tal ora
ch’i’ avrei voluto ir per altra strada.
Ma lievemente al fondo che divora
Lucifero con Giuda, ci sposò;
né, sì chinato, lì fece dimora,
e come albero in nave si levò.

Inf. XXXI 40-145

Inferno XXXI - Dante e Virgilio nel pozzo dei giganti
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Inferno XXXIV - Dante e Virgilio al cospetto di Lucifero

Artist name Unknown
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Come quando una grossa nebbia spira,
o quando l’emisperio nostro annotta,
par di lungi un molin che ’l vento gira,
veder mi parve un tal dificio allotta;
poi per lo vento mi ristrinsi retro
al duca mio, ché non lì era altra grotta.
Già era, e con paura il metto in metro,
là dove l’ombre tutte eran coperte,
e trasparien come festuca in vetro.
Altre sono a giacere; altre stanno erte,
quella col capo e quella con le piante;
altra, com’arco, il volto a’ piè rinverte.
Quando noi fummo fatti tanto avante,
ch’al mio maestro piacque di mostrarmi
la creatura ch’ebbe il bel sembiante,
d’innanzi mi si tolse e fé restarmi,
“Ecco Dite”, dicendo, “ed ecco il loco
ove convien che di fortezza t’armi”.
(4-21)

Lo ’mperador del doloroso regno
da mezzo ’l petto uscia fuor de la ghiaccia;
e più con un gigante io mi convegno,
che i giganti non fan con le sue braccia:
vedi oggimai quant’esser dee quel tutto
ch’a così fatta parte si confaccia.
S’el fu sì bel com’elli è ora brutto,
e contra ’l suo fattore alzò le ciglia,
ben dee da lui procedere ogne lutto.
Oh quanto parve a me gran maraviglia
quand’io vidi tre facce a la sua testa!
L’una dinanzi, e quella era vermiglia;
l’altr’eran due, che s’aggiugnieno a questa
sovresso ’l mezzo di ciascuna spalla,
e sé giugnieno al loco de la cresta:
e la destra parea tra bianca e gialla;
la sinistra a vedere era tal, quali
vegnon di là onde ’l Nilo s’avvalla.
Sotto ciascuna uscivan due grand’ali,
quanto si convenia a tanto uccello:
vele di mar non vid’io mai cotali.
Non avean penne, ma di vispistrello
era lor modo; e quelle svolazzava,
sì che tre venti si movean da ello:
quindi Cocito tutto s’aggelava.
Con sei occhi piangëa, e per tre menti
gocciava ’l pianto e sanguinosa bava.
Da ogne bocca dirompea co’ denti
un peccatore, a guisa di maciulla,
sì che tre ne facea così dolenti.
A quel dinanzi il mordere era nulla
verso ’l graffiar, che talvolta la schiena
rimanea de la pelle tutta brulla.
“Quell’anima là sù c’ ha maggior pena”,
disse ’l maestro, "è Giuda Scarïotto,
che ’l capo ha dentro e fuor le gambe mena.
De li altri due c’ hanno il capo di sotto,
quel che pende dal nero ceffo è Bruto:
vedi come si storce, e non fa motto!;
e l’altro è Cassio, che par sì membruto.
[…]

Inf. XXXIV 28-67

Inferno XXXIV - Dante e Virgilio al cospetto di Lucifero
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I borghesi

Artist name Alberto Savinio
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Borghesia: Consultata alla voce Borghesia, l'Enciclopedia Italiana mi dice che «il senso etimologico (di borghesia) non dice più nulla del contenuto moderno, attuale della parola»... Ricordarci che «borghese» viene dall'aggettivo burgensis, e questo a sua volta dal sostantivo basso latino burgus nel senso di città, non aiuta a capire il significato dispregiativo che la parola borghese è andata prendendo in reazione allo spirito rivoluzionario di oggi, ma aiuta tuttavia a ricondurci a quel tanto di non dispregiativo che questa parola conserva ancora e farci capire per esempio l'importanza che per la Francia avevano alcuni «grandi borghesi» come i Poincaré o i Berthelot, e per l'Italia ebbero i borghesi di Lombardia, del Piemonte, della Liguria. Il richiamo di borghese a borgo, cioè a dire a città, ci ricorda che il borghese, prima di diventare il pantofolaio amante dei propri comodi e nemico di ogni innovamento è stato il burgensis, ossia il creatore e abitante del borgo, e dunque il fondatore di quel raggruppamento sociale che diede origine alla nazione. Ci insegna soprattutto che il borghese è per antonomasia il cittadino, ci suggerisce l'impossibilità per il non cittadino a diventare borghese, ci spiega il perché dell'analogia tra il disprezzo che oggi si ha per il borghese, e quello che si ha per l'abitante delle città...Non posso dimenticare una vignetta pubblicata nel corso della Grande Guerra da non so più quale giornale francese, nella quale era terribilmente messo in luce questo orrendo sentimento del borghese. Si vedevano due grassi borghesi, marito e moglie seduti a una tavola sulla quale era stato consumato un lauto pranzo, in compagnia di un povero vecchio stravolto dal dolore. E la didascalia diceva per bocca del borghese: «E ora, brav'uomo, che vi abbiamo rifocillato, raccontateci un po' il massacro della vostra famiglia e la rovina della vostra casa». Il disprezzo per il borghese, è il disprezzo per chiunque (anche popolo o nazione) rinuncia a difendersi (o a lavorare) da sé, e commette questi compiti ad altri. L’idea del borghese implica l’idea dell’abitazione inviolabile per legge e provveduta di ogni comodità, l’automobile al portone e il guardiano dell’ordine che passeggia sul marciapiede di fronte e vigila sulla incolumità del borghese. La decadenza del borghese ha seguito qui pure di pari passo la decadenza della città, per meglio dire il borghese «guerriero» ha dimesso le guerriere virtù quando la città ha finito di esistere come campo di battaglia.Per il militare, il borghese è colui che non è militare. Militare durante la Grande Guerra, ricordo il significato dispregiativo che noi mettevamo nella parola «borghese», che indicava coloro «che non sono come noi». In quel significato l'idea del capitalista non entrava, dell'uomo che vive di rendita, che non lavora ma sfrutta il lavoro altrui. Borghese era per noi l'uomo «che non partecipa al dovere dell'ora presente».
E c'era l'idea che noi si combatteva «anche pei lui». Con che il «borghese» a nostro intendimento entrava a far parte dei deboli, degl'impotenti, delle donne e dei bambini. Non avevamo ancora scoperto che il borghese, oltre che un debole, è anche un malvagio. Dal concetto che il soldato ha del borghese, si può trarre la definizione forse più giusta del borghese: «Colui che non milita». Che non milita in nessun senso: non milita nel pensiero, non milita nell’azione, non milita nel lavoro. L’immilite uomo. Colui che ha rinunciato all’attività eroica della vita.

I borghesi
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Apollo

Artist name Alberto Savinio
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Apollo: L'essere nato in una isola galleggiante ha gravemente influito sul carattere di Apollo. Non si tiene il debito conto del suolo sul quale noi viviamo, della superficie sulla quale poggia il nostro corpo, della posizione che essa superficie ci fa prendere, degli effetti che essa posizione ha sulla nostra indole...Apollo è il più fatuo degli dei olimpii, il più vanesio, il meno significante. Gli Apolli abbondano tra noi. Basta guardarsi attorno: uomini di bella prestanza, con occhi a mandorla e aperti come finestre (ossia che non vedono né di dentro né di fuori), larghi di spalle, stretti di vita, bellissimi e di una inutilità perfetta. Naturalmente non posso fare nomi. Gli altri dei esercitano chi delle professioni, chi come Vulcano pratica addirittura un mestiere. Apollo, questo bellimbusto ingombrante e inetto a ogni occupazione seria, fu fatto musagete non sapendosi che altro fare di lui, cioè a dire conduttore delle muse, una carica che qualunque uomo fornito di un minimo di dignità avrebbe rifiutato con sdegno. Apollo oltre a ciò è il fugatore di tenebre, l'apportatore di luce, il sole in persona. Ma chi assicura che la luce è migliore delle tenebre? Al buio io penso meglio. 

Apollo
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Il probabile Adamo

Artist name Alberto Savinio
Artwork Description:

Adamo: Nome del primo uomo. Per meglio dire, nome di un uomo che non è mai esistito. Ulisse disse a Polifemo che si chiamava Nessuno: poteva dirgli che si chiamava Adamo, e sarebbe stato lo stesso. Tanto meno Adamo è esistito nella forma che gli ha dato Michelangelo: il naso greco, i muscoli allungati, la membratura armoniosa dell'atleta perfetto. Sulla vetta suprema del Principato di Monaco, sorge una edicola adibita a museo di antropologia preistorica. Usque tandem l'inesistito Adamo continuerà a riempire la carica di padre del genere umano? L'uomo è ancora estremamente puerile. Il suo comprendonio ha bisogno di appoggi, di rappresentazioni adeguate alle sue rozze possibilità, di miti distesi in maniera narrativa o figurati in maniera plastica...Adamo, come voce, è in relazione col vocabolo adhâmâh, «suolo», derivato dalla radice 'dm, «essere rosso bruno», ossia del colore della terra argillosa con la quale fu plasmato, dicono, il primo uomo.
Nelle pitture delle tombe sotterranee di Tarquinia, i corpi degli uomini sono rossobruni e quelli delle donne bianchi. Una conferma forse della origine fenicia degli Etruschi, dell'esistenza nella loro misteriosa lingua della radice 'dm? Resta a dire che nella tomba «dei Tori», tra gli uomini rossobruni e le donne bianche, ho trovato anche degli uomini rosa...
L'uomo, i Turchi lo chiamano adàm. Una notte dell'ottobre 1918, io scoprii nella città di Monastir una donna presso una fontana. Era uscita di nascosto a bere, come lo sciacallo scende nottetempo a dissetarsi al fiume. Era una dolmea, l'ultima meretrice rimasta in quella città devastata dalla guerra, e si nascondeva per sfuggire alle brame dei soldati. La rincorai, la confortai, ed essa, nella parola «adàm! adàm!», che ripeteva come un tragico ritornello, esprimeva tutto l'orrore che le ispirava la genia dei maschi. Pensai che anche nella vecchia più decrepita, anche nella donna costretta a praticare il meretricio, si perpetua la vergine e il suo terrore del maschio spaventoso e predace. Come non giustificare la maggiore simpatia, la maggior fiducia che ispira l'uomo 'rosa'? Quando ama liberamente, la donna turca non chiama il suo uomo adàm, ma aslàn, che significa leone. Si afferra al vello del petto, e ripete con voce d'amore: «aslanùm!», «mio leone!».

Il probabile Adamo
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L. Tolstoj, Anna Karenina

Artwork Description:

attraversare la strada maestra
[L. Tolstoj, "Anna Karenina"]

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G. Raboni

Artwork Description:

attraversare Dallas
[G. Raboni]

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J.R.R. Tolkien, Lo Hobbit

Artwork Description:

attraversare la valle
[J.R.R., "Lo Hobbit"]

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E. Hemingway, Il vecchio e il mare

Artwork Description:

attraversare il mare
[E. Hemingway, "Il vecchio e il mare"]

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A. Broggi, Noi

Artwork Description:

attraversare il bosco
[A. Broggi, "Noi"]

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W. Faulkner, Mentre morivo (short)

Artwork Description:

attraversare il fiume 2
[W. Faulkner, Mentre morivo]

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Stanza 1

Artist name Giulia
Artwork Description:

Sala Dante

Stanza 1
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W. Faulkner, Mentre morivo

Artwork Description:

attraverso il fiume

[W. Faulkner, "Mentre morivo"]

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Butterflies jungle

Artwork Description:

Il segreto non è correre dietro alle farfalle. E’
curare il giardino, perché esse vengano da te.

Mario Quintana

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Light in a Shell

Artwork Description:

O conchiglia marina, figlia
della pietra e del mare biancheggiante,
tu meravigli la mente dei fanciulli.

Salvatore Quasimodo trad. da Alceo

Light in a Shell
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Flowers Walk

Artwork Description:

Inebriante il sonno
sul dorso del macigno
dove sbocciano i garofani!

Matsuo Bashō

夕闇迫る雲の上
いつも一羽で飛んでいる
鷹はきっと悲しかろう
音も途絶えた風の中
空を掴んだその翼
休めることはできなくて
心を何にたとえよう
鷹のようなこの心
心を何にたとえよう
空を舞うよな悲しさを
雨のそぼ降る岩陰に
いつも小さく咲いている
花はきっと切なかろう
色も霞んだ雨の中
薄桃色の花びらを
愛でてくれる手もなくて
心を何にたとえよう
花のようなこの心
心を何にたとえよう
雨に打たれる切なさを
人影絶えた野の道を
私とともに歩んでる
あなたもきっと寂しかろう
虫の囁く草原を
ともに道行く人だけど
絶えて物言うこともなく
心を何にたとえよう
一人道行くこの心
心を何にたとえよう
一人ぼっちの寂しさを

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Moon and Rocks

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"Nature sanctuary" green and transparence

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Bamboo man

Bamboo man
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Imaginary City - step inside!

Artist name Zhenya Gavrilova
Artwork Description:

When you have never been to a place, your brain still builds a ‘map’ – it has no connection to the physical world and consists of images from media.

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Song of Teru

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Arren [and/is] the Black Dragon

Arren [and/is] the Black Dragon
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Human-Turtle Correspondances

Artist name Michaël Dudok de Wit
Artwork Description:

https://en.wikipedia.org/wiki/Micha%C3%ABl_Dudok_de_Wit

Human-Turtle Correspondances